4 Aprile 2020
CORONAVIRUS. COLDIRETTI, PER I FLOROVIVAISTI ARRIVANO I DIVIETI MA NON I RISARCIMENTI

Masaro (consulta florovivaismo): “Abbiamo centinaia di aziende e manutentori fermi nel pieno della stagione, servono misure straordinarie”. A Padova 450 florovivaisti e fatturato a 70 milioni di euro

Dopo un mese di pesanti difficoltà per i florovivaisti si annuncia una Pasqua amara, con la grande incognita sulla ripresa dell’attività per i ponti del 25 aprile e del Primo Maggio. “L'ordinanza di Zaia impone un ulteriore sacrificio al comparto florovivaistico regionale il più provato, insieme all’agriturismo, dall'emergenza sanitaria”. E' il commento di Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto che aveva espresso le preoccupazioni degli imprenditori del settore ai tavoli istituzionali. Dopo il chiarimento del Governo che consentiva la vendita di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti, ammendanti e di altri prodotti simili, venerdi è arrivato lo stop della Regione.

“La riapertura dei giorni scorsi – ricorda Massimo  Bressan, presidente di Coldiretti Padova - aveva iniziato a dare una boccata di ossigeno, i cittadini rispettando le prescrizioni di sicurezza, erano ritornati a frequentare i garden sia per la semina di piantine da orto che per abbellire i balconi. La pratica del giardinaggio è oltretutto terapeutica in un momento in cui l' isolamento e' d'obbligo. Inoltre la Pasqua imminente rappresenta  una grande occasione per un piccolo rimbalzo del settore e per raccogliere quella liquidità necessaria che servirà poi per la ripartenza. A questo punto, a fronte di questa ulteriore restrizione, serviranno degli ulteriori interventi a sostegno del settore”.

In provincia di Padova le aziende flovivaistiche sono circa 450, un terzo del totale veneto, che fa della nostra regione la prima del settore, con un fatturato di oltre 70 milioni di euro. Diego Masaro, florovivaista titolare della Masaro Vivai di Legnaro, nonché presidente della consulta dei florovivaisti padovani di Coldiretti, si fa portavoce delle difficoltà affrontate dai colleghi in queste settimane. “Siamo costretti a chiudere i nostri garden e a non fare più l’attività di manutenzione del verde, proprio nel momento dell’anno in cui c’è maggiore richiesta. Rispettiamo le decisioni, siamo persone per bene, sappiamo che prima viene la salute. Non siamo medici né politici, per cui non sappiamo giudicare se l’apertura di un garden che rispetti le regole di sicurezza, o se tagliare un prato e potare le piante rappresentino un pericolo per la diffusione del Covid.

Una cosa però sappiamo: le nostre attività sono ferme da oltre un mese e, soprattutto i florovivaisti che praticano la vendita diretta o riforniscono garden e rivenditori rischiano di veder compromessa la stagione, con una notevole perdita di reddito e di prodotto. Arrivano i divieti ma non le garanzie che questi danni ci verranno risarciti. Sentiamo parlare di provvedimenti che verranno, di garanzie per l’accesso al credito, ma qui c’è bisogno innanzitutto che arrivino dal Governo i risarcimenti del danno che stiamo subendo, prima ancora che le facilitazioni, pur indispensabili, per andare in banca a fare altri debiti per garantirci la liquidità. Si pone poi il problema dei pagamenti da parte dei rivenditori che riforniamo. La nostra azienda, ad esempio, produce in circa 10 ettari piante da frutto destinata ai grossisti ma con il blocco dei canali di vendita sarà difficile ricevere subito i pagamenti che ci spettano. Serve un robusto intervento da parte dello Stato, come sta avvenendo in altri Paesi europei, per sostenere un settore che dà lavoro a centinaia di famiglie anche nella nostra provincia”.

Nella nostra regione piante e fiori potranno essere acquistati solo telefonando ai florovivaisti i quali consegneranno la merce a casa: invitiamo i cittadini veneti ad utilizzare questa opportunità. Anche in provincia di Padova, ricorda Coldiretti, moltissime aziende sono organizzate con la consegna a domicilio. E poi nella grande distribuzione. Ma qui sorge un dubbio: quanti sono le piante e i fiori nelle corsie della grande distribuzione? I florovivaisti si chiedono infine quanta di quella produzione è locale.

 

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