Cresce la preoccupazione fra gli oltre diecimila agricoltori padovani per la guerra commerciale che rischia di contrapporre Usa ed Unione Europea dopo l’annuncio del presidente americano Trump di voler imporre dei dazi al 25%. Una decisione che avrebbe dei contraccolpi pesanti anche a livello locale, spiega Coldiretti Padova, considerato che una parte significativa delle nostre esportazioni finisce proprio negli Stati Uniti. L’export dell’agroalimentare padovano vale circa un miliardo di euro e, dopo l’Europa, il mercato più attivo è senz’altro quello statunitense, soprattutto per la domanda in aumento del vino prodotto sui nostri territori, osserva Coldiretti Padova che in questi giorni sta incontrando gli agricoltori nelle assemblee territoriali convocate in ogni angolo della provincia, dall’Alta alla Bassa Padovana.
I dazi potrebbero rivelarsi una vera e propria stangata che farebbe calare gli acquisti da parte dei consumatori americani. Era già successo con i dazi imposti durante la prima presidenza Trump su una serie di prodotti agroalimentari italiani. Allora si registrò una diminuzione delle esportazioni dall’Italia: -15% per la frutta, -28% per le carni e i prodotti ittici lavorati, passando per il -19% dei formaggi e delle confetture e il -20% dei liquori. Ma anche il vino, seppur non inizialmente colpito dalle misure, aveva fatto segnare una battuta d’arresto del 6%.
“L’imposizione di dazi sulle nostre esportazioni - osserva Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova - aprirebbe ovviamente uno scenario preoccupante, tanto più in considerazione dell’importanza che il mercato statunitense ha per le nostre produzioni agroalimentari e non solo. Per questo crediamo che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane”.
Dalle assemblee territoriali è emersa la preoccupazione anche per le altre tensioni sullo scenario internazionale che si ripercuotono direttamente sul reddito delle imprese agricole attraverso maggiori costi e minori ricavi.
Fra i punti più controversi spicca il protocollo commerciale Mercosur, l’accordo di libero scambio fra l’Unione Europea e Paesi come Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay, nei quali gli standard produttivi in agricoltura sono ben diversi, a partire dall’uso di sostanze vietate da decenni in Ue ma anche numerosi dubbi sul rispetto dei diritti dei lavoratori e della tutela dell’ambiente. “Aspetti molto gravi - aggiunge Lorin - che l’accordo commerciale non prende in considerazione, aprendo così la porta alla concorrenza sleale ai danni dei nostri agricoltori che investono una parte importante del loro reddito sulla sicurezza alimentare, la salubrità dei prodotti e la sostenibilità ambientale. È inaccettabile che l’Europa continui a sacrificare il proprio settore agricolo in nome di interessi commerciali che favoriscono prodotti importati senza rispettare le stesse regole ambientali, sanitarie e di sicurezza alimentare imposte ai nostri agricoltori. La battaglia per la reciprocità è fondamentale per difendere il futuro del nostro comparto produttivo e per garantire ai cittadini cibo sano e trasparente. per questo attraverso la nostra proposta di legge di iniziativa popolare vogliamo portare questo tema al centro dell’agenda europea e ribadire che i consumatori hanno il diritto di sapere da dove provengono gli ingredienti degli alimenti che acquistano”.