Scatta la proroga di tre anni su tutto il territorio nazionale dei diritti di impianto in scadenza nel 2024 e 2025. Un decreto del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare estende in tutte le regioni il regolamento delegato 2159 del 12 agosto 2024. Ai produttori viene data l’opportunità di rinunciare ai diritti senza dover pagare sanzioni per il mancato utilizzo.
Si tratta di un intervento che viene incontro alle difficoltà del settore vitivinicolo che sta attraversando una fase complessa, sia per le conseguenze dirette e indirette dei cambiamenti climatici, sia per le modifiche della domanda in Italia e a livello internazionale. Lo evidenzia un report dell’Ismea che comunque conferma il primato del vino italiano. Ma i consumi languono per il calo della domanda e per le difficoltà del mercato estero che hanno comportato una flessione degli scambi. ll settore sta inoltre subendo in modo particolare e ingiustamente la nuova ondata demonizzazione degli alcolici. La contrazione dei consumi interni, unita a una domanda estera che non si sviluppa secondo le aspettative di qualche anno fa – spiega Ismea – ha fatto aumentare le giacenze, che in alcuni anni, come il 2023, a inizio campagna si sono attestate addirittura al di sopra della produzione collocandosi oltre i 50 milioni di ettolitri. Una cartina al tornasole delle criticità è il mancato utilizzo delle risorse soprattutto quelle relative a ristrutturazione, riconversione, investimenti e promozione. In rallentamento anche l’impiego dei diritti di impianto. Da qui la considerazione che bisogna venire incontro alle esigenze dei produttori.
Ed è questo l’obiettivo del decreto del Masaf che allarga il perimetro del regolamento delegato della Commissione Ue. Si ricorda che con il provvedimento del 12 agosto scorso erano autorizzate deroghe al sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli “al fine di affrontare la turbativa del mercato vitivinicolo dell’Unione”. In considerazione delle problematiche del mercato europeo dovute “alla riduzione del consumo interno e al calo delle esportazioni verso paesi terzi per talune categorie di vino, in particolare per i vini rossi, in alcune regioni di produzione”. Una situazione che, secondo la Commissione Ue, aveva determinato accumulo di scorte nelle regioni più colpite che non risultano diminuite nonostante una vendemmia 2023 con quantitativi ridotti. Mentre le prospettive future restano incerte. Questa situazione aveva motivato la proroga del periodo di validità dei diritti di impianto e la sospensione delle sanzioni, ma solo nelle regioni penalizzate dalle criticità di mercato. Con l’obiettivo di allentare la pressione sui viticoltori grazie alla riduzione della superficie vitata. L’intervento ora sarà applicato in tutto il territorio vitato italiano.