13 Aprile 2013
EMERGENZA FRANE SUI COLLI EUGANEI: MINACCIATI ETTARI DI VIGNETI DOC SGOMBRATA UNA CANTINA

E’ drammatico anche per l’agricoltura il bilancio delle frane che in questi giorni stanno interessando diverse aree dei Colli Euganei in seguito alle abbondanti piogge delle ultime settimane. Coldiretti Padova sta raccogliendo le segnalazioni e le preoccupazioni degli imprenditori agricoli che vedono minacciata soprattutto l’attività vitivinicola ma anche la coltivazione degli ulivi, con il rischio di gravi conseguenze non solo alle coltivazioni ma anche alle strutture. Franano anche ettari di i preziosi vigneti coltivati con le varietà Doc dei Colli Eugani, alcune cantine devono fare i conti con crepe e lesioni che bloccano l’attività e richiedono interventi urgenti di sistemazione.
A Vo Euganeo una delle situazioni più critiche: in località Boccon una cantina è stata sgombrata a causa di una grossa frana che minaccia l’azienda “I Roveri” di Fabrizio Ongaro. Impressionanti le crepe che si sono aperte sulla parete dello stabile e sul selciato, costrigendo alla chiusura della cantina, mentre il movimento franoso sta interessando anche 4-5ettari del vigneto aziendale circostante. «La frana è piuttosto vasta - afferma il titolare Fabrizio Ongaro - e le lesioni alle strutture evidenti. In cantina non possiamo più lavorare e abbiamo spostato il materiale che siamo riusciti a trasportare. La prossima settimana avremo un incontro con gli enti coinvolti, dal Comune al Parco Colli, dalla Forestale alla Provincia, per cercare di capire come muoverci. Ci preoccupano non solo l’entità dei danni ma anche i tempi lunghi per risolvere l’emergenza».
A Baone il movimento franoso interessa invece buona parte del vigneto dell’azienda “La Sorgente”, coltivato a moscato bianco e chardonnay, un uliveto e la strada di collegamento all’interno della proprietà. «Una parte dei vigneto è sprofondata di circa un metro e mezzo - spiega Renato Montecchio - e scivolata a valle per almeno tre metri. Anche la strada di collegamento è franata abbassandosi di circa un metro e mezzo. Una frana si è aperta anche nell’uliveto, scivolato di 4-5 metri verso valle. Abbiamo allertato anche l’Enel perché c’è il rischio che cadano i piloni della linea elettrica. Speriamo che il movimento franoso si fermi così potremo iniziare quanto prima i lavori di ripristino».
C’è preoccupazione fra gli agricoltori che ancora una volta vedono minacciata seriamente la propria attività e fonte di reddito. Il dissesto idrogeologico è una delle piaghe dell’agricoltura, dalla siccità alle inondazioni, alle frane. «Non dimentichiamo poi il flagello dei cinghiali che sui Colli Euganei e nelle immediate vicinanze ha messo in ginocchio decine di imprese agricole. - afferma Walter Luchetta, direttore di Coldiretti Padova - L’anno scorso l’agricoltura padovana ha dovuto fare i conti con la siccità, della quale stiamo ancora pagando gli effetti. A causa degli allagamenti in pianura e delle piogge intense le semine primaverili devono ancora iniziare, e ormai ci avviciniamo alla metà di aprile. Ora di nuovo sui Colli i danni causati dalle frane e dagli smottamenti. E’ evidente che il territorio ci manda dei segnali che non possiamo sottovalutare. Da tempo continuiamo a ripetere che non è sufficiente limitarsi a gestire l’emergenza, cercare di rimediare quando i danni ci sono e la situazione è compromessa. Serve piuttosto una programmazione lungimirante e strutturale sul territorio per limitare e prevenire il dissesto idrogeologico. E’ evidente che il clima sta cambiano, gli stessi agricoltori ne stanno prendendo atto modificando abitudini colturali consolidate da decenni e affrontando notevoli investimenti e sacrifici economici per mettere in sicurezza l’azienda, garantire l’irrigazione, proteggere le colture. Ma non basta, servono interventi strutturali pianificati dalla Regione con tutti gli enti coinvolti, a partire dai Consorzi di Bonifica, molti dei quali già pronti progetti interessanti che aspettano solo di essere finanziati. Quanto ai Colli Euganei è tempo di lasciar perdere le chiacchiere e di investire per prevenire piuttosto che per “metterci la pezza” quando la situazione è ormai compromessa. Tutti devono sentirsi coinvolti, dal Parco Colli alla Regione, dalla Provincia alla Forestale fino ai singoli Comuni. Dai nostri agricoltori, che ogni giorno lavorano sul territorio e ne scrutano i cambiamenti, riconoscendo i campanelli d’allarme, si alza una richiesta di attenzione che non può certo essere sottovalutata. Ci auguriamo che nessuno dei rappresentanti delle istituzioni voglia assumersi la responsabilità di non aver saputo dare il giusto peso a questi segnali preoccupanti».

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