10 Dicembre 2016
ETICHETTA OBBLIGATORIA PER LATTE E FORMAGGIO, UNA CONQUISTA STORICA PER I NOSTRI ALLEVAMENTI

Finalmente sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte è arrivata l’attesa firma da parte dei ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, dopo il via libera comunitario e il parere positivo delle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato e l'intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni. Una conquista per i produttori e anche per i consumatori che finalmente potranno sapere da dove arriva il latte a lunga conservazione o quello usato per latticini e altri prodotti. 
“E’ il risultato di una lunga battaglia – ricorda il presidente Miotto - per ottenere la trasparenza e tutelare il nostro “made in Italy” da contraffazioni e concorrenza sleale del latte anonimo e senza garanzie. Ne beneficerà l’intero settore lattiero caseario. In provincia di Padova le aziende zootecniche da latte sono poco meno di 600, per un fatturato 87 milioni di euro e una produzione di 2 milioni 150 mila quintali di latte l’anno. Coldiretti è da anni in prima linea nella difficile contrattazione sul latte e nella battaglia per mettere un argine alla proliferazione di latte straniero e “anonimo” che invade gli scaffali della grande distribuzione e non solo. 
“Adesso finalmente le nostre mucche possono mettere la “firma” su tutto il latte che esce dalle stalle – continua Miotto – la cui salubrità è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa. Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta”
Il provvedimento riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari che dovrà essere indicata in etichetta con:
a) “paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”; 
b) “paese di condizionamento: nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato” 
c) “paese di trasformazione: nome della nazione nella quale il latte è stato trasformato”; 
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma - continua la Coldiretti - l’etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio.  Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili, secondo la Coldiretti. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario - conclude la Coldiretti - il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

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