Il quadro generale del territorio esposto da tutti i presidenti ha compreso tutte le specie, nutrie, gazze, corvi, colombacci, oche che distruggono le produzioni alimentari, sterminano i raccolti senza contare le numerose predazioni del lupo che dalle montagne si spinge fino ai centri urbani. È di queste ore la notizia del declassamento del lupo dallo status di tutela rigorosa a quella semplice da parte dei 27 Stati membri.
I dirigenti di Coldiretti Veneto hanno incontrato mercoledì 25 settembre il coordinatore delle Polizie Provinciali Oscar Da Rold per avviare un dialogo costruttivo e pianificare un percorso condiviso sulla proliferazione della fauna selvatica in Veneto. Presenti da Padova il presidente Roberto Lorin e il direttore Carlo Belotti. "Sulla questione cinghiali occorre intervenire tempestivamente prima che il rischio di diffusione della PSA (peste suina) oltre a compromettere la filiera suinicola diventi un grave problema sanitario – ha incalzato Carlo Salvan presidente di Coldiretti Veneto. Nel merito – ha risposto il dirigente regionale – il numero degli abbattimenti assegnati alla regione è aumentato più del doppio passando da 6500 a 13.400 esemplari da abbattere ciò per comprendere quanto l’amministrazione pubblica sia consapevole della necessità di arginare il problema".
“Un passo avanti - aggiunge Salvan - nel far comprendere anche all’opinione pubblica che non si tratta più di un animale a rischio estinzione, ma di un vero grave problema che mette in pericolo la vita dei cittadini. I segnali del cambio di passo da parte delle istituzioni ci sono sia a livello Ue che nazionale che regimante. Alle recenti dichiarazioni del Governatore Luca Zaia sull’eradicazione delle nutrie si aggiungono provvedimenti già attuati tradotti in ordinanze e delibere.
Gli strumenti per arrivare all’obiettivo, ci sono già, ma è fondamentale per raggiungerlo garantire una appropriata e consistente dotazione finanziaria già nel prossimo bilancio regionale in discussione.
"Le aziende agricole vanno sollevate dal peso burocratico – ha aggiunto Salvan - che ostacola l’attività e sfiducia anche l’intraprendenza delle nuove generazioni in prima fila nella gestione di prati, pascoli e presenza resiliente per mantenere i primati conquistati a livello nazionale. Vogliamo collaborare; coinvolgendo tutti gli attori possibili (istituzioni, enti locali, ambiti territoriali di caccia, agricoltori, ecc..) perché è essenziale dare una svolta al problema fauna selvatica. Serve una chiara volontà politica, che noi supporteremo, per evitare che i territori e le aziende vengano abbandonate e portate al degrado se vogliamo preservare il secondo patrimonio agricolo in Italia per valore prodotto – ha concluso Salvan - e mettere in sicurezza i cittadini, le imprese e i territori".