FOTOVOLTAICO A TERRA. LE FORZE SOCIALI E LA POLITICA VENETA CONDIVIDONO LA BATTAGLIA DEGLI AGRICOLTORI VENETI
COLDIRETTI: “SERVE UNA MORATORIA FINO ALL’APPROVAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE”
8 aprile 2021 - Coldiretti Veneto registra segnali di condivisione da parte della società civile e delle forze di rappresentanza e della politica veneta. E’ il caso delle testimonianza pubbliche rilasciate da Federconsumatori Veneto che consiglia una transizione energetica con al centro lo sviluppo ecosostenibile non certo lo sfruttamento ambientale. A sostegno della battaglia di Coldiretti Veneto sul fotovoltaico a terra si esprimono anche i produttori biologici riuniti nell’associazione regionale A.Ve.Pro.Bi preoccupati dal punto di vista agronomico per la fertilità della terra, il controllo delle infestanti sotto e sopra i moduli solari. Continuano inoltre – ricorda Coldiretti Veneto – le adesioni dei liberi cittadini al comitato civico promosso dalla sede provinciale di Rovigo. In tutti i mercati e negli sportelli degli uffici aperti al pubblico saranno raccolte le iscrizione delle famiglie che vogliono un futuro migliore per i propri figli, non un paesaggio sfregiato dalla ferraglia per cui non è chiaro neppure lo smaltimento finale dei pannelli usati. Condivisione dal punto di vista politico arriva trasversalmente da destra a sinistra sia per sollecitare l’accelerazione dell’iter legislativo del Pdl 41 che individua aree idonee senza sacrificio di quelle agricole, che per chiedere il blocco del maxi progetto di Loreo sottolineando che proprio a Rovigo ci sono già sei istruttorie per impianti di fotovoltaico a terra. Un vero e proprio saccheggio di superficie agricola - commenta Coldiretti Veneto che conta 700 ettari coperti da pannelli in tutto il Polesine diventato confine di conquista da società internazionali che più che all’energia pulita pensano alle speculazioni agro energetiche. Serve una moratoria fino all’approvazione della legge– conclude Coldiretti Veneto – questa situazione non riguarda solo la campagna rodigina, ma l’intero territorio regionale che rischia di essere oggetto di investimenti estranei alle finalità agricole.