4 Marzo 2022
Giovani e donne Coldiretti a Verona invocano la pace

Contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il futuro di una intera generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino i giovani agricoltori della Coldiretti hanno lasciato le campagne per scendere in piazza a sostegno dei colloqui di pace con trattori, mucche e campanacci in occasione dell’apertura della Fieragricola di Verona segnata dallo sconvolgimento del mercato mondiale del cibo con il rischio della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari e dell’inflazione che aumenta povertà e fame in Italia e nel mondo. 

In piazza il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, assieme alla delegata dei giovani Coldiretti Veronica Barbati che veste un colbacco russo con il simbolo della pace, mentre le giovani indossano corone fatte con i fiori dei vivai italiani e accanto alle bandiere della Coldiretti sventolano quelle gialle e blu dell'Ucraina. I giovani della Coldiretti indossano i propri indumenti e strumenti di lavoro, dalla tuta e gli stivali di chi accudisce gli animali nelle stalle alle reti dei pescatori, fino alle tute degli apicoltori. Numerosi i cartelli di protesta “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “Si muore di bombe e fame” e “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati con il rischio reale di scaffali deserti ma anche di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni sociali e politiche e flussi migratori. Il presidente del Veneto Luca Zaia è intervenuto per portare la solidarietà e l’appoggio della Regione ai giovani agricoltori, sottolineando come dal loro impegno si costruisce il futuro del settore primario veneto, eccellenza che fattura oltre 6 miliardi di euro.

Nutrita anche la partecipazione dei giovani e delle donne imprenditrici di Coldiretti Padova con il presidente provinciale Massimo Bressan, insieme a Valentina Galesso di Coldiretti Donne Impresa Padova e molti giovani agricoltori. Fra questi Silvia Girotto, imprenditrice florovivaistica di Anguillara Veneta, accanto al presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini: dopo aver intrecciato una ghirlanda di pace con i fiori della sua azienda ha portato la sua testimonianza degli effetti della crisi internazionale che ha spinto i costi energetici alle stelle. “Le bollette sono raddoppiate, le spese aumentate a dismisura - racconta Silvia Girotto - così a malincuore abbiamo dovuto spegnere il riscaldamento nelle nostre serre e rinunciare a produrre migliaia di fiori, come i tulipani e le calle, perché le spese vive superano di gran lunga i costi di produzione. Un esempio? Un bulbo di tulipano costa tra i 20 e i 30centesimi, più Iva e trasporto, in questi mesi la bolletta energetica è raddoppiata e questo prodotto richiede molto calore e luce per arrivare alla fioritura. Solo le spese vive arrivano a 1,50 euro, mettendoci anche il lavoro si raggiungono i 2 euro, ma all’ingrosso ogni fiore è venduto a 60 centesimi. Un costo impossibile da sostenere. Da qui la decisione sofferta ma ponderata di rinunciare a questa produzione per non gravare sui clienti consumatori”.

“A Verona Coldiretti è scesa in piazza - spiega il presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan - perché i rincari energetici spinti dal conflitto portano i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica mettendo a rischio le aziende agricole, il carrello della spesa delle famiglie e l’indipendenza alimentare del Paese. Un giovane agricoltore su quattro (25%) nell’ultimo mese ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono a rischio il futuro di un’intera generazione. L’agricoltura è l’unico settore che registra un calo del valore aggiunto (-0,8%) in netta controtendenza all’andamento generale con un balzo del 6,6% del Pil rilevato dall’Istat nel 2021. Con l’aumento dei costi si rischia l’abbandono delle produzioni con il latte che, ad esempio, viene pagato agli allevatori appena 38 centesimi al litro, mentre un coltivatore di pomodoro da industria per la passata si vede corrispondere addirittura solo 10 centesimi al chilo, secondo l’analisi Coldiretti. Un chilo di grano che viene pagato agli agricoltori 31 centesimi serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. Il problema vero  è il costo dell’energia che è esploso ed ha colpito tutte le attività produttive, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione che è balzato del 170%”. 

Come il petrolio e il gas anche il prezzo del grano balza e raggiunge i massimi da 14 anni ad un valore di 33,3 centesimi al chilo che non si raggiungeva dal 2008 ma su valori alti si collocano anche le quotazioni di mais e soia necessarie per l' alimentazione degli animali negli allevamenti. E quest’anno sono praticamente raddoppiati in Italia i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. Nonostante questo il grano duro italiano – sottolinea la Coldiretti – è pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall’estero da Paesi come il Canada dove è coltivato peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in Italia.

“La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale - ricorda il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri” aggiunge Prandini nel precisare che “nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare. L'Italia ha le risorse, la tecnologia e le capacità per diventare autosufficiente nella produzione del grano e degli altri alimenti".

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