8 Luglio 2015
“GIU’ LE MANI DAL NOSTRO VERO FORMAGGIO E DAL LATTE DEI NOSTRI ALLEVATORI”

«Rischiamo di perdere un immenso patrimonio di distintività e qualità dei nostri prodotti lattiero caesari. I formaggi tradizionali rappresentano un vero e proprio “giacimento” di eccellenze, ricercate e apprezzate dai consumatori di tutto il mondo, ora minacciato dal via dell’Unione Europea al formaggio e yogurt senza latte e all’uso di latte in polvere per i prodotti caseari. E’ un attacco, l’ennesimo al nostro made in Italy, che non possiamo certo subire in silenzio. Così abbiamo fatto sentire la nostra voce e subito, come in tutte le altre occasioni, si sono schierati al nostro fianco i cittadini consumatori».
Così Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova, commenta la nuova iniziativa di protesta di Coldiretti oggi a Roma, con migliaia di agricoltori e allevatori arrivati in piazza Montecitorio da tutta Italia per dire no al formaggio senza latte e a tutte le iniziative che mettono in discussione l’origine, la qualità, l’identità e il valore del nostro made in Italy. A Roma è arrivata anche una folta delegazione di allevatori veneti, fra i quali diversi imprenditori padovani, in particolare dellla zona dell’Alta, a vocazione zootecnica, e vicentini, per ribadire che i formaggi veneti di qualità non si toccano e che la decisione sull’uso del latte in polvere mette a rischio i prodotti tradizionali presenti in ogni provincia.
Sono 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane, di cui 33 sono veneti ovviamente ottenuti secondo metodi inalterati nel tempo da generazioni. Il via libera al “formaggio senza latte” farà sparire proprio questi prodotti, ricorda Coldiretti, aggiungendo che questa “trovata” mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori.
«E’ ovvio che non possiamo neppure ipotizzare un simile scenario – aggiunge Miotto  - primo perché mette a repentaglio centinaia di imprese lattiero casearie padovane, secondo perché ci rimettono i consumatori che si troveranno ad acquistare formaggi di dubbia origine e senza alcuna garanzia di tipicità e legame con il territorio, elementi sempre più richiesti invece dai cittadini. Non possiamo tradire la fiducia di chi acquista i nostri prodotti”. Nel Veneto sono 3.500 le imprese che mungono ogni anno 11 milioni di quintali dei quali l’80% è destinato alla trasformazione in Grana Padano, Asiago, Montasio, Piave, Monte Veronese e Casatella Trevigiana solo per citare i “Dop” Non dimentichiamo però il resto della produzione casearia, soprattutto tradizionale.
Si vuole porre fine, precisa la Coldiretti, al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale n. 138 dell’11 aprile del 1974, che ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale. Il superamento di questa norma provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.
 “L’Italia grazie alla tutela della legge nazionale – ha ricordato Moncalvo oggi a Roma - ha conquistato un primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi con ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale che lo scellerato comportamento delle lobby industriali rischia ora di far crollare.  Con il risultato di aprire le porte alle frodi e danneggiare i consumatori italiani con l’offerta di prodotti di basso standard qualitativo e pesanti effetti sul piano economico”.

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