8 Marzo 2022
Mimose e fiori per la Festa della Donna, ma pesa il caro energia
Per la festa della Donna i padovani non rinunciano alla tradizione e almeno uno su tre regalerà la classica mimosa o farà comunque un omaggio floreale. A confermalo è Coldiretti Padova che per l’8 marzo prevede un sensibile aumento della richiesta di mimose, fiori recisi e piantine in vaso. Colori e profumi pronti ad entrare nelle nostre case anche come segno di speranza e di rinascita, nonostante le cupe notizie di guerra e le incertezze economiche di questo periodo. La mimosa preannuncia la primavera, ricorda Coldiretti Padova, e insieme con gli altri fiori vuole trasmettere un messaggio positivo e un invito a “mettere fiori nei cannoni”, come hanno scandito la scorsa settimana proprio i giovani e le donne di Coldiretti durante la manifestazione a Fieragricola Verona.
Per le 450 aziende florovivaistiche della nostra provincia, aggiunge Coldiretti Padova, la festa della donna è uno degli appuntamenti più sentiti per regalare un fiore, un piccola boccata d’ossigeno per le imprese costrette a fare i conti con il caro energia e l’impennata dei costi delle materie prime. Inoltre Coldiretti mette in guardia i cittadini anche dall’abusivismo dilagante che anche l’8 marzo si insinua nel mercato con prodotti a basso prezzo ma di scarsissima qualità. L’invito di Coldiretti Padova è quello di acquistare mimose e fiori direttamente nei garden, molti dei quali sono gestiti dagli stessi produttori, oppure nelle rivendite di fiori tradizionali, anche loro alle prese con l’aumento dei costi.
L’emergenza rincari di queste settimane, più volte denunciata da Coldiretti Padova, si fa sentire in tutta la provincia e in particolare a Saonara, il "distretto del florovivaismo" padovano, dove si concentra buona parte della produzione di fiori di ogni genere. Sono oltre settanta le aziende florovivaistiche solo a Saonara, le altre sono diffuse in tutta la provincia, per un totale di 740 ettari dedicati alla produzione, tra serre e vivai a pieno campo, e un fatturato di circa 70 milioni di euro. Nonostante il calo strutturale delle imprese il florovivaismo aveva saputo riprendersi dal grave contraccolpo dalle restrizioni Covid, adattando anche l’organizzazione aziendale alla vendita on line con maggiori servizi di consegna a domicilio.
E’ quanto fa anche Silvia Girotto, florovivaista di Anguillara Veneta, che con i due fratelli gestisce le serre e la vendita di fiori recisi: ““Le bollette sono raddoppiate, le spese aumentate a dismisura - racconta Silvia Girotto - così a malincuore abbiamo dovuto spegnere il riscaldamento nelle nostre serre e rinunciare a produrre migliaia di fiori, come i tulipani e le calle, perché le spese vive superano di gran lunga i costi di produzione. Per le mimose fortunatamente è una buona stagione e il prodotto non manca in questi giorni, anche se a pesare sono i costi di trasporto, visto che una buona parte arriva dalle regioni maggiormente vocate a questa coltivazione come la Liguria e la Toscana. Ma i nostri clienti acquistano anche altri fiori e ci chiedono un consiglio per le composizioni più originali”.
Oltre a essere il simbolo della presenza femminile nel mondo, dalla famiglia al lavoro, la mimosa esprime anche un importante valore ambientale perché – spiega la Coldiretti – è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono. I ramoscelli che verranno regalati – sottolinea la Coldiretti – sono praticamente tutti di origine nazionale e soprattutto della provincia di Imperia, in Liguria, dove si realizza oltre il 90 per cento della produzione italiana. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico.
"I nostri florovivaisti sono preoccupati per l'impennata dei costi di produzione, che si fa sempre più grave di giorno in giorno. L’emergenza bollette si riversa infatti – aggiunge Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – non solo sulle spese di riscaldamento delle serre, ma anche sui carburanti per i trasporti dei fiori e la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende ormai il 100% in più per il gasolio e l’elettricità al 400% in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati. Il risultato è, ad esempio, che per una serra di mille metri la perdita netta per i vivaisti è di 1250 euro, con i costi di produzione che superano di gran lunga quelli di vendita. E se in altri settori si cerca di concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica – aggiunge Bressan-, le imprese florovivaistiche non possono interrompere le attività pena la morte delle piante o la mancata fioritura. Le rose ad esempio hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire e lo stesso vale per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi per fiorire ed in assenza di riscaldamento muoiono. Ma c'è anche un altro problema - continua il presidente di Coldiretti Padova - La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le importazioni da Paesi stranieri che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 20% in valore, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sono le donne”.
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