17 Giugno 2011
Nasce il Patto per il territorio per risolvere i problemi idraulici

“Bisogna unire le forze, coordinando assieme agli attori per la salvaguardia idrogeologica del territorio un Piano di difesa pluriennale. Non si può pensare di risolvere il problema in un solo anno, poiché nell’immediato mancano le risorse. Serve un'azione comune di tutti i responsabili per una seria programmazione delle attività da svolgere per non essere travolti dalle emergenze e, attraverso uno sviluppo sostenibile, rendere più sicura la nostra regione”. È questo il messaggio lanciato dal presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, Giuseppe Romano, nel corso della tavola rotonda “Un patto per il territorio”,  presentata a Padova il 18 maggio scorso, a conclusione della Settimana della bonifica. A testimoniare  l’importanza dell’evento, la presenza di Maurizio Conte e Daniele Stival, rispettivamente assessore all’Ambiente ed alla Protezione Civile della Regione Veneto; Leonardo Muraro, presidente di Urpv e della Provincia di Treviso; Andrea Pellizzari, presidente di Anci Veneto; Roberto Tonellato, Unità progetto Protezione Civile Veneto ed il direttore generale Anbi, Anna Maria Martuccelli. Il confronto sviluppato in passato, presente e futuro, ha fatto emergere la necessità di migliorare il coordinamento fra enti operanti sul territorio, avviando il percorso di individuazione di una regia unica e condivisa per la prevenzione di disastri ambientali come quelli degli ultimi mesi. Così si andrebbe a rafforzare l’anello debole del Veneto, una regione che, come gran parte dell’Italia, è vulnerabile dal punto di vista idraulico, con circa un quarto del territorio a rischio inondazione in caso di mancato pompaggio. Proprio in apertura, Andrea Crestani, direttore Unione veneta bonifiche, ha riassunto i dati di una recente indagine Swg-Anbi sulla percezione del rischio idrogeologico, dalla quale è emerso che il 94% dei veneti considera importante l’azione dei Consorzi per la prevenzione di allagamenti ed alluvioni. Gli obiettivi del patto sono cinque: una pianificazione coordinata per la difesa idraulica; lo sviluppo di una progettualità condivisa; una gestione coordinata delle emergenze;  la condivisione delle informazioni ed azioni comuni di formazione e comunicazione. Si apre così una pagina nuova, soprattutto in materia di prevenzione del rischio idrogeologico, pur rimanendo irrisolte numerose questioni, come l’adeguamento della normativa sulla gestione del territorio, oggi frammentata e che dimentica un’evidenza: il fluire delle acque non rispetta i confini amministrativi.

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