Oltre 1.500 gli agricoltori di Coldiretti Veneto che oggi, 25 luglio, si sono radunati a Mestre per dire “Stop alla fauna selvatica” davanti al palazzo di via Torino che ospita gli uffici della Regione Veneto. Sono i soci di tutte le province che si sono mobilitate per ribadire alla Regione come siano essenziali strumenti e risposte per contrastare la proliferazione di specie non autoctone.
Presenti accanto agli agricoltori tutti i dirigenti di Coldiretti Veneto e delle federazioni provinciali, sindaci e autorità locali con giovani, donne e senior. Dal palco gli assessori regionali al territorio Cristiano Corazzari e Federico Caner hanno assicurato il loro appoggio e sostegno a Coldiretti e al mondo agricolo confermando la necessità di intervenire con decisione per risolvere una volta per tutte l’emergenza e ricordando i nuovi strumenti che la Giunta regionale ha approvato nel corso della seduta del 15 luglio scorso che rappresentano un ulteriore step nel contrasto alla fauna selvatica.
Folta la delegazione padovana con alcune centinaia di agricoltori arrivati in pullman da tutta la provincia insieme al presidente Roberto Lorin e al direttore Carlo Belotti.
Secondo il dossier divulgato oggi da Coldiretti Veneto il valore dei danni, negli ultimi mesi, ha superato il milione di euro in Veneto ed è in continuo aumento. I danni periziali legati ad incidenti causati dai cinghiali parlano di una media di danno per singolo incidente superiore a mille euro. La presenza di oltre 90.000 cinghiali sul territorio regionale rappresenta un rischio alla sopravvivenza degli ecosistemi locali e della biodiversità, senza dimenticare la problematica legata alla Peste Suina Africana che potrebbe compromettere l’intera filiera suinicola.
"Dall'assemblea provinciale è emersa con forza l'esigenza di far sentire la voce dei nostri imprenditori alle prese da molti anni con le gravi ripercussioni della proliferazione della fauna selvatica nelle nostre campagne e sui Colli Euganei. Coldiretti sta facendo pressione a tutti i livelli per risolvere una volta per tutte questo flagello per l'agricoltura e il territorio. Anche oggi abbiamo chiesto azioni concrete alle istituzioni", sottolinea il direttore di Coldiretti Padova Carlo Belotti. "Ormai sono 25 anni che gli agricoltori dei Colli Euganei subiscono danni diretti e indiretti da cinghiali. - continua Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova- E' un vero e proprio flagello, considerato l'alto numero di esemplari di fronte al quale le catture e gli abbattimenti sono ancora una risposta non risolutiva, considerati i numeri degli ultimi anni. Venti giorni fa abbiamo accolto con soddisfazione il riconoscimento dei Colli Euganei come patrimonio Mab UNESCO, ma se vogliamo preservare questo ambiente con le sue potenzialità turistiche dobbiamo trovare una soluzione all'emergenza cinghiali. Sul fronte delle nutrie sono stati fatti dei passi avanti ma i problemi restano soprattutto sul fronte della sicurezza dei nostri argini".
Tra gli agricoltori padovani in corteo c'è Gloria Schivo di Cinto, produttrice vinicola e titolare di un agriturismo. "Come ogni estate i primi ad iniziare la vendemmia sono i cinghiali che oltre a mangiare l'uva in maturazione danneggiano il fondo del terreno". Giuseppino Bisello di Vo gestisce l'omonimo agriturismo e conferma che "i cinghiali sono già entrati nei nostri vigneti, ormai sono oltre vent'anni che distruggono il nostro raccolto e lasciano dietro di sé una scia di danni". Emanuele Calaon, titolare di un agriturismo a Vo e produttore vinicolo, da presidente di Terranostra, l'associazione che rappresenta gli agriturismi di Coldiretti, si fa portavoce delle difficoltà dei colleghi: "Abbiamo cercato in tutti i modi di fronteggiare l'invasione ma il conto che continuiamo a pagare è pesante". Non va meglio in pianura dove i cinghiali scorrazzano fra le coltivazioni. A Ospedaletto Euganeo, nella zona delle Vallette, Gianfranco Mensello racconta i suoi otto anni di passione: “Abbiamo un trentina di ettari di campagna ma ormai seminare è diventato impossibile. I cinghiali distruggono le coltivazioni e non è possibile nemmeno praticare la rotazione delle coltivazioni. Anche le barbabietole sono danneggiate dal passaggio dei branchi e nelle nostre condizioni vi sono molte altre aziende della zona. Le abbiamo provate tutte, abbiamo installato anche un recinto elettrificato ma i cinghiali trovano lo stesso il modo di entrare”. Da Santa Caterina d’Este, invece, Alessandro Raffagnato ricorda l’emergenza nutrie: “Sono ancora molto numerose e oltre a rovinare le colture sono una seria minaccia per gli argini dei nostri canali. Gli argini sono tutti sopraelevati e le gallerie scavate dalle nutri mettono a serio rischio la loro tenuta. Anche la portata del Fratta Gorzone è condizionata dalle nutrie perché il livello non può essere alzato oltre una certa quota proprio per la presenza delle numerose gallerie. Ricordo che meno di due mesi fa eravamo sotto acqua dopo le piogge torrenziali, passiamo da un’emergenza all’altra”. Valentina Galesso, titolare di una fattoria sociale a Bovolenta nonché presidente di Coldiretti Donne Impresa Veneto, si fa portavoce di tutte le imprenditrici agricole padovane: “La fauna selvatica condiziona l’attività delle nostre aziende, mette a rischio non solo i prodotti ma anche il lavoro quotidiano in campagna”.
“Serve un cambio di passo da parte delle istituzioni con una dotazione finanziaria proporzionata alla portata del problema – dice Carlo Salvan presidente regionale – che permetta interventi più rapidi ed efficaci e ristori in tempi brevi alle aziende che quotidianamente subiscono perdite. Dobbiamo però ricordare che non è un problema degli agricoltori, ma una grave minaccia alla sicurezza dei cittadini. La fauna selvatica oggi è, a tutti gli effetti, un problema sociale che si ripercuote sul territorio. Dopo la presentazione del documento regionale di proposte al Presidente Zaia, che ringraziamo per l’impegno profuso, cui è seguita l’emanazione delle nuove linee guida per favorire le procedure di abbattimento previste dal PRIU, vogliamo tenere alta l'attenzione sulle proposte che abbiamo elaborato per contrastare in modo efficace la fauna selvatica”.
Auspichiamo che la Regione stanzi risorse aggiuntive per incentivare i soggetti abilitati all’attività di controllo, selezione e abbattimento, senza trascurare poi il tema del risarcimento dei danni. Le aziende agricole vanno liberate dal peso burocratico – aggiunge Salvan - che ostacola l’attività e sfiducia anche l’intraprendenza delle nuove generazioni in prima fila nella gestione di prati, pascoli e presenza resiliente per mantenere i primati conquistati a livello nazionale. Vigileremo sulle fasi e le procedure per avere risposte tempestive, coinvolgendo tutti gli attori possibili (istituzioni, enti locali, ambiti territoriali di caccia, agricoltori, ecc..) perché è essenziale dare una svolta al problema fauna selvatica. Serve una chiara volontà politica, che noi supporteremo, per evitare che i territori e le aziende vengano abbandonate e portate al degrado se vogliamo preservare il secondo patrimonio agricolo in Italia per valore prodotto – ha concluso Salvan - e mettere in sicurezza i cittadini, le imprese e i territori".