2 Febbraio 2022
Origine della carne nei menù dei ristoranti in Francia, iniziativa da seguire

Menù trasparenti nei ristoranti francesi con l’obbligo di indicazione dell’origine delle carni. Un passo avanti nel segno della trasparenza e della tutela di produttori e consumatori che dovrebbe seguire anche l’Italia, adottando subito una misura analoga, chiede Coldiretti Padova.

La notizia è di questi giorni: la ristorazione commerciale e collettiva francese, inclusi ristoranti e mense, dovrà indicare nei menu il Paese di origine delle carni di maiale, pollame, agnello o montone servite ai propri clienti. Lo stabilisce il Governo francese con il decreto n° 2022-65 del 26 gennaio sulle modalità di applicazione dell’indicazione obbligatoria dell’origine delle carni di pollame, suine e ovine nella ristorazione commerciale e collettiva.

Nel dettaglio – sottolinea la Coldiretti - dovranno essere indicati nei menu il Paese di allevamento e il Paese di macellazione, sia che si tratti di carne fresca, refrigerata o congelata, per garantire maggiori informazioni sugli alimenti consumati anche fuori casa. La nuova norma sarà applicabile dal 1° marzo 2022 per 2 anni, fino al 29 febbraio 2024 dopo essere stata autorizzata dall’Unione Europea. Per la carne bovina la Francia aveva già adottato una misura analoga nel 2004, dopo l’emergenza “mucca pazza”, ora la stessa norma viene estesa a tutti i tipi di carne. E in Italia? Se ne parla da molti anni ma finora, nonostante i numerosi appelli da parte di Coldiretti, associazioni di allevatori e produttori, nonché da quelle dei consumatori, non si è fatto nulla per favorire questo passo fondamentale per una informazione più consapevole che permette di tutelare il settore dall’invasione di carne straniera, anonima, meno controllata e perciò meno sicura. Almeno una bistecca su due viene dall’estero, spesso da Paesi che non contemplano tutti i rigidi controlli sanitari e di qualità degli alimenti previsti dalla nostra legislazione.

“Come ha ben sottolineato il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, si tratta di una misura di trasparenza importante per consumatori e per le imprese della filiera della carne – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – un provvedimento che va adottato al più presto anche in Italia dove circa 1/3 della spesa alimentare avviene fuori casa, tra ristoranti, bar e ristorazione collettiva. L’iniziativa della Francia è un buon esempio da seguire al più presto, dopo anni di discussioni e proposte”.

La zootecnia padovana da carne, ricorda Coldiretti Padova, vale quasi 260 milioni di euro nel complesso, tra bovini da carne, suini, carne avicola e conigli, con circa 4.000 allevamenti attivi. I capi bovini nelle stalle padovane sono  quasi 100 mila, distribuiti in oltre 2.200 allevamenti, in maggioranza di medie dimensioni. I suini invece sono circa 105 mila e gli allevamenti 1820. Nel 2021 il fatturato per la carne bovina si è stabilizzato dopo il calo dell’anno precedente. Sul fronte della carne suina Padova è la terza provincia, dopo Verona e Treviso, per produzione con 23 mila tonnellate e un fatturato di oltre 33 milioni di euro.

Per quanto riguarda la carne avicola sono presenti 303 allevamenti avicoli con oltre 5,3 milioni di capi, il 12%  sul totale regionale, con una significativa concentrazione nella Bassa Padovana, in particolare nell’area tra Este e Montagnana. Sul fronte della produzione di carne avicola la nostra provincia è seconda in Veneto dopo Verona, con oltre 91 tonnellate realizzate nel 2019 per un fatturato di quasi 120 milioni di euro, in lieve ripresa prima dell’emergenza dell’influenza aviaria che ha messo in ginocchio il settore.

“Siamo primi per qualità e tracciabilità – aggiunge Bressan –eppure nelle tavole dei ristoranti come delle mense dobbiamo competere con prodotti di provenienza estera non sottoposti a tutti i controlli e le verifiche previste per la nostra filiera. Ma il consumatore spesso non lo sa, quando invece dovrebbe avere tutto il diritto di scegliere e di conoscere la provenienza degli alimenti. L’Italia, che è leader nella qualità alimentare, deve essere all’avanguardia nelle normative per la tracciabilità a tavola, come è accaduto sull’obbligo di indicazione di origine per gli alimenti venduti in negozi e supermercati. Una misura che va estesa anche a ristoranti, trattorie e mense pubbliche e private nelle scuole, negli ospedali, nelle aziende e militari ai prodotti più sensibili, dalla carne al pesce, dai formaggi ai salumi, dalla frutta alla verdura. Un impegno che deve partire dalla tutela nei menu delle nostre produzioni a denominazione di origine dall’olio extravergine fino ai formaggi, anche grattugiati serviti a tavola”.

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