In occasione della Santa Pasqua proponiamo la riflessione di don Giorgio Bozza, consigliere ecclesiastico di Coldiretti Padova, con i migliori auguri a tutti Voi e alle Vostre famiglie.
Alla fine dell’anno scorso mi hanno donato un albero: una quercia di una decina d’anni. Era nel giardino di una famiglia della mia parrocchia, le radici però stavano rialzando il muretto di recinzione, dispiaceva tagliarla e per questo mi hanno chiesto la disponibilità ad “accoglierla” nel grande giardino della canonica. Ho accolto volentieri questa proposta. I giardinieri l’hanno sradicata e con una consistente zolla di terra l’hanno reimpiantata nel nuovo giardino.
Quando ai primi soli di primavera le altre piante cominciavano a risvegliarsi, la mia piccola quercia non dava nessun segnale di vita. Il tempo passava, ma non si vedeva nulla; nessun rigonfiamento, nessuna gemma. I giardinieri stessi hanno cominciato a preoccuparsi: forse, dicevano, è stata trapiantata troppo presto, si doveva attendere la primavera. Forse la pianta non ha resistito allo stress dell’espianto.
Questa mia attesa si intrecciava con le notizie che cominciavano ad arrivare dall’Ucraina. Tutti speravamo che non accadesse ciò che invece è accaduto: lo scoppio di una guerra. Il 24 febbraio tutte le speranze di pace sono venute meno.
Dopo due lunghi anni di pandemia e mentre si gustavano già i primi frutti di una nuova primavera, è arrivata questa terribile gelata che ha bruciato molte delle nostre speranze sul futuro.
Un giorno, pensando alla sofferenza del popolo ucraino e guardando distrattamente la mia quercia, mi sono accorto che c’era qualcosa di strano, come dei piccoli foruncoli rossi: erano le gemme! La vita, che sembrava oramai scomparsa, aveva ripreso il suo corso.
Il giorno di Pasqua in tutte le chiese sentiremo proclamare il vangelo di Giovanni (20,1-9) in cui delle donne, il mattino dopo il giorno di sabato, vanno al sepolcro per piangere la morte di Gesù, a pregare sull’Albero della vita abbattuto dall’odio. Giunte nel luogo della sepoltura, sconvolte, trovano la pietra della tomba spostata e il corpo del loro Maestro non c’è più. Non sanno ancora di essere le prime testimoni della più sconvolgente delle notizie: la vita è eterna.
Dal tronco secco del dolore, delle sofferenze, delle ingiustizie è germogliata la vita che non ha fine. Quello che sembrava un dolore inutile ha trovato un senso. La vita ha vinto la morte, la luce ha sconfitto le tenebre, l’inverno ha lasciato spazio alla primavera: la coltre della disperazione è stata sfondata dalla potenza dell’amore.
In questo tempo in cui l’inverno della guerra e sceso nel cuore dell’Europa e le restrizioni economiche cominciano a lacerare le nostre vite, le nostre famiglie e le nostre aziende, non dobbiamo dimenticare che sotto questo tempo triste, c’è un flusso di vita che scorre e aspetta solo di sbocciare per illuminare questi tempi funesti.
Auguriamoci che la forza gentile del Risorto sfondi la corteccia dell’odio, dell’indifferenza, della violenza per far uscire quella gemma di amore che, se custodita e coltivata con cura, porterà nuovi frutti di pace.
Buona Pasqua!
don Giorgio Bozza
