22 Ottobre 2024
Rinnovata la consulta florovivaistica di Coldiretti Padova

Rinnovata la Consulta Florovivaistica di Coldiretti Padova, una realtà operativa da oltre cinque anni che rappresenta oltre 130 aziende florovivaistiche della nostra provincia, quasi un terzo del totale. Il florovivaismo padovano infatti conta 415 aziende produttrici, di cui una cinquantina nel distretto di Saonara, in leggera flessione rispetto agli anni precedenti, e un fatturato di circa 75 milioni di euro, pari al 30 per cento del totale del Veneto.

La Consulta ha il compito di analizzare e affrontare i principali aspetti che interessano il comparto e intervenire con azioni a favore delle imprese. Il presidente è Diego Masaro, vivaista ornamentale e frutticolo di Legnaro; vice presidente Ariella Pierobon, vivaista ornamentale di Camposampiero; Roberta Rinaldo, titolare di un’azienda floricola e ornamentale di  Borgo Veneto; Michela Zonato, azienda floricola di Montagnana; Sergio Benetazzo, produttore floricolo di Saonara; Carlo Simonato, produttore di fiori e piante aromatiche bio a Due Carrare; Domenico Gallimberti, tecnico di Coldiretti Padova e Paolo Bazzolo, capo zona di Coldiretti Piove di Sacco, nelle funzioni di segretario. 

Tra le sfide da affrontare per il settore, spiegano i componenti della Consulta, spiccano le incertezze del mercato, la gestione del ricambio generazionale nelle aziende e la minaccia di “insetti alieni nocivi” che possono provocare danni sia in fase di produzione che di vendita. La Consulta sta seguendo l’attività di prevenzione e organizzerà degli incontri con l’Osservatorio regionale sulle malattie delle piante di Verona, proprio per mettere in atto una strategia adeguata a tutelare i florovivaisti. 

“Passando al mercato, - spiega il presidente della Consulta Diego Masaro - dopo i buoni risultati del triennio 2020-2022 nel quale è stato registrato un importante incremento delle vendite, tra il 2023 e il 2024 il fatturato è leggermente sceso, sia sul mercato interno che su quello estero. In queste settimane è in calo rispetto alla media anche la vendita di ciclamini e crisantemi, due prodotti che in questo periodo dell’anno costituiscono una fetta importante delle entrate per le aziende. A pesare è anche l’impennata dei costi di produzione, che nell’ultimo biennio sta pesando sui bilanci aziendali, dal prezzo dell’energia e del gas a quello dei vasetti per le piantine e fiori e tutto il materiale necessario per le serre e gli impianti a pieno campo. Le nostre piante e i nostri fiori piacciono e sono ricercati ma in questi mesi assistiamo ad una contrazione delle vendite”. 

Per quasi il 40 per cento le vendite sono concentrate in ambito provinciale mentre, guardando ai dati di Veneto Agricoltura, il 34% della produzione finisce nel resto dell’Italia e il resto viene esportato. Circa l’87 per cento delle aziende padovane si occupa di vivaismo ornamentale, mentre il 33 per cento fa vivaismo orticolo e il 35% per cento il frutticolo, a cui seguono il viticolo e i fiori recisi. La produzione registra un calo tra il 3 e l’1 per cento, in base alle produzioni. 

“Altro aspetto che la Consulta segue con attenzione- aggiunge Masaro - è il ricambio generazionale nelle aziende, da gestire con particolare attenzione perché il gioco il futuro del settore. Stiamo cercando di mettere a disposizione le risorse del Psr, il nuovo Piano di Sviluppo Rurale Veneto, che favoriscano proprio l’innovazione e l’ingresso delle giovani generazioni nelle aziende. Dobbiamo dare una mano ai giovani che vogliono fare florovivaismo e proseguire questa attività che distingue la nostra agricoltura.  Un altro bando, invece, potrebbe essere messo a punto per la difesa attiva e passiva dagli insetti nocivi. La nostra Consulta lavora in stretta collaborazione con la Consulta regionale di Coldiretti Veneto su questi e altri aspetti”. 

Tra le attività promosse anche il Sigillo "Firmato Dagli Agricoltori Italiani", che garantisce la trasparenza e l'origine delle materie prime. “Questo sistema assicura maggiore stabilità economica agli imprenditori – conclude Masaro - valorizzando il prodotto e coprendo i costi di produzione, a beneficio sia degli agricoltori che dei consumatori. Il florovivaismo non è solo una fonte di bellezza, ma un aiuto strategico per l'ambiente, soprattutto nelle città, dove le piante contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria assorbendo CO2 e riducendo l’inquinamento. Il verde, in particolare quello pubblico, la cura e la manutenzione praticata dagli operatori agricoli, e non solo, sono un esempio concreto di come la natura possa integrarsi con il patrimonio storico e culturale del territorio, offrendo benefici tangibili sia per la salute delle persone che per la sostenibilità urbana”.

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