20 Dicembre 2022
Una parola per Natale: Fermarsi

Con i migliori auguri di Buon Natale a tutti voi, vogliamo condividere la riflessione del nostro Consigliere Ecclesiastico don Giorgio Bozza:

In giro c’è gente particolarmente arrabbiata. Lo si nota soprattutto quando si è per strada, quando si gira per i negozi, al supermercato o in qualche ufficio pubblico. Sembra che oltre al “solito” virus e a quello della nuova influenza, aleggi anche quello dell’arrabbiatura che arriva a contagiare tutti con conseguenze più o meno drammatiche: si va da un “semplice” alzare la voce, ad una sfuriata condita con insulti, fino a gesti che hanno conseguenze tragiche.

Come si arriva a questo punto? Come si giunge ad accumulare così tanta tensione da sentire un impulso irrefrenabile a riversare il veleno della rabbia che si ha dentro su qualcuno?

Il lavoro è certamente un fattore non indifferente in questo processo di tensione. La giornata lavorativa sembra non finire mai. Eppure, secondo le promesse dei guru della tecnologia, sembrava che le tante innovazioni ci avrebbero alleggeriti da molte incombenze, mettendoci davanti sempre più tempo libero da impiegare per le cose che ci appassionano veramente e ci permettono di assorbire un po’ di tensioni. Invece, oltre alle solite incombenze lavorative, adesso ci troviamo il lavoro in tasca e una reperibilità di 24 ore su 24. Per qualcuno è diventato impossibile staccare la spina. Fisicamente si spegne il computer, ma la testa, le preoccupazioni, l’ansia, la stanchezza non si spengono con un interruttore.

Quello che viviamo ci impregna l’anima, il nostro cuore assorbe tutto ciò che di bello e buono viviamo ogni giorno, ma nello stesso modo accumula anche le tante negatività.

Il nostro cuore, la nostra interiorità ha un limite di capienza e non riesce ad assorbire le tante sollecitazioni negative che riceve nell’arco di una giornata. Un insulto, un’arrabbiatura, una tensione con una persona, una parola detta che ci ha feriti si depositano nel nostro cuore. Strato dopo strato, giorno dopo giorno, queste esperienze negative ci rendono impermeabili, rischiando di farci diventare insensibili, cattivi, oppure così tanto sensibili da portarci all’esaurimento.

Per evitare questo circolo vizioso, la Chiesa ci propone dei momenti in cui cambiare marcia, trovare dei tempi e delle modalità in cui “scaricare” tutte queste tensioni, liberare il nostro cuore dai tanti strati di inquietudine per percepirne il battito naturale.

Il tempo di Natale è una di queste opportunità che ogni anno ci vengono offerte per “sgonfiare” il nostro serbatoio di nevrosi e ritornare a sentire quanto bello sia avere un cuore e un Dio che l’ascolta con amore.

In questi giorni sentiremo spesso parlare di “vegliare”, “attendere”, “gioia”, “luce”, “Bambino”, “angeli”, “canti”, “gloria”, “Dio”… tutti termini che rimandano alla parte migliore della nostra umanità e che spesso rischiamo di dimenticare a causa di uno stile di vita che ci divora.

Che sia anche per questo che ogni anno Gesù torna bambino per portarci quel messaggio semplice e disarmante: Dio abita dentro il nostro cuore, cercarlo è un’avventura straordinaria?

Buon Natale!

Don Giorgio Bozza, Consigliere Ecclesiastico Coldiretti Padova

 

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